La storia del piccolo Daniele ed i tagli alla ricerca in Italia

La storia del piccolo Daniele Amanti, ripresa in questi giorni da diversi blog e quotidiani, al di là dell'umana compassione che prende tutti noi e ci porta a far di tutto - iscrizioni a gruppi su facebook, massima pubblicità alla vicenda su tutti i canali possibili, aiuti economici  - per far sì che si raccolgano fondi per finanziare la ricerca di un "qualcosa" che possa permettere a questo bambino di avere vivere, è sintomo che l'Italia come popolo continua ad andare in una direzione opposta rispetto all'Italia come Stato e Governo.

Gli Italiani, telethon & co. lo dimostrano, sono sempre attenti e generosi verso le tematiche riguardanti la ricerca scientifica, ancor più se "medica", ancor più se riguardante mali che colpiscono i "nostri" bambini.
Lo Stato ed il Governo, a prescindere purtroppo dal colore politico, in questi anni si sono dimostrati sempre più avari nei confronti della Ricerca, sempre meno attenti quindi a garantire un futuro (migliore) agli italiani.
 L'articolo 9 della Costituzione, non finirò mai di ricordarlo, recita
 E' assurdo pensare che ci sia tanta distinzione fra il popolo e chi lo rappresenta, l'Italia ha bisogno di Ricerca, è fondamentale che vengano dati fondi alle Università ed agli enti di ricerca PUBBLICI affinchè si possa fare "ricerca di base", ricerca che non sia mirata a far arricchire questo o quel gruppo industriale ma che sia mirata a migliorare la "qualità di vita" del popolo italiano, sia in termini di lotta alle malattie che in termini di riduzione dell'inquinamento e delle emissioni di CO2 in atmosfera, che in termini di qualsivoglia innovazione, medica o scientifica in genere, che garantisca che il futuro dei nostri figli sia un futuro migliore.
La ricerca è la chiave di accesso al futuro, non è così difficile da comprendere... un Paese che non investe nella ricerca non avrà in futuro aziende competitive, rinuncerà ad essere leader in diversi settori, dovrà sperare nell'elemosina altrui per accedere a risorse, conoscenze e competenze in grado di salvare vite, in grado di produrre energia pulita, in grado di combattere inquinamento e malattie, in grado di costruire palazzi che non siano di cartone e cadano al primo sussulto della madre terra. Un Paese che non investe nella ricerca è destinato al collasso. 

Nel nostro piccolo non possiamo fare altro che continuare a lavorare per un futuro migliore e prestare il nostro aiuto al "Daniele di turno", sostituendoci di fatto ai nostri rappresentanti che in questi casi davvero poco ci rappresentano. 



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  • 1 commento:

    Anonimo ha detto...

    sì, un paese che non investe in ricerca è un paese che non ha futuro. ma a me sembra che il paese e la sua classe politica, a questo punto, siano completamente sfasati, l'uno non è più in grado di capire l'altro e viceversa. e non è neanche più questione di destra o sinistra. dare vita ad un'inziativa di solidarietà è anche un modo per coltivare la consapevolezza e la speranza. alla larga dai politici disinteressati e insensibili

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